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Uno degli obiettivi che il collettivo lunAzione si propone dichiaratamente sta nella valorizzazione degli spazi non teatrali in origine, a cui troviamo occasione di rapportare l’evento scenico. Poiché prerogativa dell’attore è inscriversi nello spazio circostante attraverso il gesto e la voce – “il mondo si mima in me e mi da un nome”, come Jacques Lecoq insegna, – una creazione performativa ispirata e finalizzata a un ambiente di destinazione tanto speciale, può costituire un’esperienza pregna di stimoli forti sia per il pubblico che per gli interpreti.
A differenza di eventi passati, in questo caso ci riferiamo quindi a una performance specificamente nata per la Piscina Mirabilis di Bacoli: si tratta di “Agrippina, la fisionomia del potere”. La messinscena si avvale di una drammaturgia liberamente tratta da “Britannico” di Jean Racine, adattata da Eduardo Di Pietro che ha anche diretto lo spettacolo. In scena Giulia Esposito e Marianna Pastore evocano i personaggi della liberta e narratrice Atte, di Nerone e di sua madre Agrippina.

La performance assume così la connotazione di un evento site specific: l’affascinante Piscina Mirabilis, che pare assunse questo titolo da una considerazione che ne fece il Petrarca, era una cisterna scavata nel tufo dagli antichi romani – con una capacità di dodicimila metri cubi, la più grande cisterna a noi nota di tale fattura. L’acqua potabile ivi raccolta, era destinata all’approvvigionamento della flotta militare del porto di Miseno, la Classis Misensis. La Piscina, sormontata da una copertura con volte a botte, su quarantotto pilastri a sezione cruciforme disposti su quattro file, si visita attualmente addentrandosi in un ambiente interrato e profondo, vastissimo, illuminato dai fasci di luce diurna provenienti dai pozzetti e dalle finestre laterali. Tutto ciò rappresenta un meraviglioso esempio di archeologia, di architettura militare e di “altrove”: eroso dal tempo, eppure organicamente integro in sé, racchiude una parentesi di passato immersa nell’oggi, percorribile superando i limiti che le acque precludevano agli antichi. Isolamento e sospensione che, accostati alla finalità originaria della cisterna, ci hanno suggerito un discorso sui fantasmi del potere.

E come tra fantasmi, si riavvolge scenicamente il percorso di Agrippina minore, un personaggio che la storia può per intero identificare nei suoi stessi rapporti politici, nella propria immagine pubblica, nella sua influenza decisionale. «Nasceva con una strada tangente decessi, abusi, violenze, ma dall’inizio orientata al potere» riflette Atte, amante del figlio Nerone e cerimoniera del rito che da corpo alla storia. Il declino di Agrippina, che morì a Lucrino, e la degenerazione del figlio al governo segnarono la fine della gloriosa dinastia Giulio-Claudia, che determinò le sorti della Roma imperiale, vale a dire del mondo.
L’alternanza di prosa e versi in rima di Racine (di cui nel 1670 un critico riconosceva: “è evidente che il ‘Britannico’ contiene i più bei versi che sia dato di scrivere”) edificano un ritmo che agevolmente corre dall’epoca di Tiberio a quella di Nerone, passando per la tirannia di Caligola, i vizi di Messalina e i continui intrighi che decidevano gli equilibri di corte.

La performance si è inserita all’interno della rassegna annuale Malazè, un evento archeo-enogastonomico volto alla promozione culturale e turistica dei Campi Flegrei, che quest’anno ha festeggiato il suo decennale. L’organizzazione dell’iniziativa alla Piscina Mirabilis è stata curata dall’associazione culturale Flegreando, che ringraziamo.
“Agrippina, la fisionomia del potere” tornerà presto in scena nello stesso sito, e in altri spazi adeguati allo spirito della messinscena.
Di seguito, le foto di Marina Sgamato.

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