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SE DIO NON MI AIUTERÀ, SARÒ IO AD AIUTARE DIO

La tragedia nazista vista con lo sguardo disarmante
di Etty Hillesum e le parole speciali del suo Diario.

liberamente tratto dal ‘Diario 1941 – 1943’ di Etty Hillesum

testo e regia: Eduardo Di Pietro
con: Eduardo Di Pietro, Cecilia Lupoli

Fascia d’età consigliata: 13-18 anni

Un giovane autore, di fronte alla necessità di realizzare uno spettacolo per le scuole tratto dal diario di Etty Hillesum, viene sorprendentemente rapito dal testo e condotto in un viaggio fantastico.
Sullo sfondo della tragedia nazista, pur se perseguitata poiché ebrea, Etty racconta di una vita così originale e semplice da risultare disarmante.

Il protagonista intraprende così un confronto di idee e opinioni con l’autrice attraverso le sue pagine, tratteggiando una riflessione condivisa al di là del tempo.
Gli argomenti affrontati dal diario – l’amore, la vita, Dio, il dolore ed il prossimo, – sono questioni legate alla traumatica esperienza della guerra, che esulano dai limiti della Seconda Guerra Mondiale e interrogano ogni epoca. Assieme al pubblico, il nostro giovane autore imparerà a conoscere e apprezzare Etty Hillesum, assecondando le aspirazioni che la ragazza confessa nel diario, prima della deportazione: diventare una scrittrice e narrare il suo tempo.

2

attori

1

tecnico audio

55

minuti circa

2

sedie

2

banchi

SCHEDA DIDATTICA

Il diario di Etty Hillesum (1941-1943) costituisce uno degli esempi più elevati di diaristica legati alla Seconda Guerra Mondiale e di letteratura femminile del Novecento.
Il testo offre un’importante testimonianza storica – per varie ragioni, più lucida dell’esperienza di Anna Frank, apparentemente affine alla Hillesum, – arricchita da una prospettiva umana, inedita per il contesto bellico in questione.
Etty Hillesum assume una posizione fondamentale nei confronti della Shoah: l’opposizione di una resistenza esistenziale alla barbarie. Non aspira alla distruzione del nemico, né alla pura sopravvivenza, bensì alla costruzione di un nuovo umanesimo, fondato sulla consapevolezza che tutto appartiene alla vita, anche la sofferenza, la sventura e specialmente la morte.
La Hillesum voleva con molta intensità che i suoi scritti fossero letti e tramandati, perché sentiva l’importanza drammatica della memoria, la struggente necessità di riferire degli orrori a cui aveva scelto di assistere direttamente. Per questa ragione il diario testimonia il suo trasferimento volontario al campo di smistamento di Westerbork, nei pochi mesi che la condurranno con la famiglia ad Auschwitz, per sostenere gli internati ed essere “il cuore pensante della baracca”.

A dispetto delle numerosissime elaborazioni artistiche germogliate intorno alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, il personaggio di Etty Hillesum offre spunti di riflessione e di approfondimento inusuali. Gli argomenti che affronta colpiscono per la trasversalità spazio-temporale che coinvolge qualsivoglia esperienza di oppressione o guerra.
Lo spettacolo  invita a un confronto collettivo, partendo dagli squisiti temi di umanità non-violenta offerti dal Diario della Hillesum: il dialogo proposto dalla messinscena è rivolto a promuovere uno scambio di opinioni alla luce del suo pensiero e a stimolare lo spirito critico dello studente.

Storia (Seconda Guerra Mondiale)

Letteratura (diaristica)

Filosofia

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