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AVE

Una comunità sconvolta dal sogno di un parrucchiere

Progetto e regia: Eduardo Di Pietro

Con: Martina Di Leva, Alessandro Errico, Giulia Esposito, Cecilia Lupoli, Monica Palomby

Costumi: Federica Del Gaudio
Elaborazioni musicali: Ivan Guybrush Caso
Foto di scena: Mauro Frojo

Residenza artistica Emergenze Romane – Teatri di Roma

Produzione: collettivo lunAzione

SCHEDA ARTISTICA

Un evento sorprendente e inquietante sconvolge la vita di un paesino campano e soprattutto la vita di Cesare, rinomato parrucchiere della cittadina. Con un sogno ricorrente, una misteriosa figura femminile insiste nel chiedergli un gesto inspiegabile. Per questo Cesare non dorme più.
Ciò che può essere frutto dell’immaginazione, assume tra l’altro fattezze angoscianti quando in negozio si verifica una dannosa serie di casualità che paiono rifarsi proprio a quel sogno. La notizia si diffonde in paese sfuggendo progressivamente di mano: tutti assecondano quello che pare un presunto ricatto, ma davvero nessuno sembra si curi del volere di Cesare.

Il progetto di messinscena si basa su una suggestione: un comportamento mafioso assurdo oltre la consuetudine. Con il personaggio di Cesare si pone l’uomo in rapporto a un atto comune di violenza e prevaricazione minacciati non da altro essere umano ma, ipoteticamente, da un’entità trascendente, con tutte le paradossali conseguenze che ne derivano: tra queste, un problematico caso di opposizione al sopruso.
Il lavoro di realizzazione è frutto dell’organizzazione e della strutturazione del materiale autoriale elaborato dagli attori attraverso un percorso creativo condiviso. Dalla proposta iniziale di pretesto, si è progressivamente dipanata un’impegnativa serie di problematiche, temi e possibilità intorno alla figura di Cesare e alla società di Santa Maria del Pozzo.

Tra di esse, si rileverà lungo il confine fallace che separa l’immaginazione dall’ambiguo reale, la dialettica multiforme di un individuo con la comunità di cui è parte, il peso della responsabilità personale e delle aspettative gravanti del prossimo, il desiderio proprio ed altrui contrapposti. Tante forze, identità e vite che si scoprono a collassare in un’unica direzione, quella del protagonista. Il pozzo del paese accoglie così non solo i desideri, i sogni, le speranze di una cittadina, ma anche le colpe consapevoli o inconsce, i dolori, i tratti più oscuri e tragici della vita di ognuno.
Il registro di riferimento si adegua a una situazione assurda, sperimentando le possibilità comiche di sviluppo, a veicolo della tragica e profonda solitudine del protagonista che sottende e informa progressivamente il dramma.
Santa Maria del Pozzo verrà percorsa lungo più strade, ma ognuna di queste condurrà al pozzo.

Maurilio di Stefano, Il Foyer

Gli elementi della commedia napoletana non mancano: le colorite uscite in dialetto che fanno sorridere il pubblico, la cifra da gettare nel pozzo bisbigliata sempre all’orecchio, la presenza trascendentale intravista nei presagi soprannaturali – luci che saltano tutte insieme e fon che si spengono da soli. Il tutto sul sottofondo divertente e frenetico di musica suonata al violino. […] Un teatro tutto sommato veloce, di ottimo intrattenimento, che riesce a chiudere con una riflessione che ad averne voglia può davvero dare molto da pensare: Quanto è profondo questo pozzo…

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